Premessa

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mercoledì 21 giugno 2006

Tipologia B - Saggio Breve - Ambito 1

La partenza...cos'è la partenza? come dice quella famosa canzone "partir è un po' morir". esatto. partire è un po' morire. è un addio, molte volte non definitivo, ma che in quei momenti ti fa star male perchè non pensi a quando tornerà. pensi solo che per un po' (o per sempre) non ci sarà. non sarà al tuo fianco per sostenerti e sorreggerti. per starti vicino. e ti rimangono i ricordi. belli, brutti, forti. i ricordi sono la cosa più bella che la mente umana genera. perchè nei ricordi c'è tutt'un mondo fatto di particolari che, magari, nella realtà non c'erano. ma non importa perchè lo rendono più bello, più intenso, più colorato. lo rendono veramente tuo.
un po' morir...pensiamo anche a chi parte. è la persona che morirà più di tutti. soprattutto se ha 18 anni. soprattutto se è costretta a fuggire da una realtà non più sua. da una città che le è ormai stretta, per ritrovarsi un una realtà che all'inizio le sembrerà estranea...ma poco dopo diverrà monotona come quella precendente e sarà costretta a "morire un poco" di nuovo.
a 3 anni è stata la mia prima morte. quando mio padre ormai stanco, decise di andarsene. ed io capii. la gente pensa che i bambini non capiscano. invece no. capiscono tutto. perfettamente. solo che non sanno verbalizzarlo. non sanno come dire quello che provano. e allora lo tengono dentro. come "uno squarcio, una crepa. che si richiudono, si rimarginano e vengono dimenticati, ma in fondo al cuore continuano a vivere e a sanguinare". personalmente, ho dimenticato i ricordi di quando viveva con noi. ma non ho dimenticato la notte in cui se ne andò. niente valigie per lui. nessun treno in partenza, biglietti da timbare o binari da controllare. in mano solo un vecchio mazzo di chiavi, di una vecchia auto rossa, che lo porterà lontano dalla vecchia vita. dietro le spalle: una porta chiusa. chiusa davanti alle urla di una moglie isterica, alla lacrima di una bambina di 3 anni che SEMBRA non capire. ed alla voglia ardente di essere adulti di una 12enne che lui sa, invece, capirà benissimo.
6 anni dopo quella voglia ardente divenne realtà. tutto fu tradizionale: valigie e biglietti alla mano, un treno pronto a partire...e una sorella da abbandonare. niente lacrime. solo un lungo abbraccio e una parola sussurrata lenta: "tieni duro".
guardando il dipinto di De Chirico "l'angoscia della partenza", mi rivedo lì in lontananza. alle spalle di una stazione vuota, riempita solo dal fischio del treno e dal fumo della locomotiva. e mentre il treno spariva all'orizzionte...io morivo di nuovo.
come scrive la schelotto in "distacchi e altri addii" l'impatto con un addio è atroce. e quando poi devi guarire dalle ferite di quell'impatto, devi farlo piano...con minuzia e pazienza. come quando lavori un lembo di stoffa lacerata.
ricordo che mia sorella quando partì non disse addio a nessuno. nè amici nè parenti. immagino, invece, che quando anche la mia realtà mi soffocherà e dovrò partire, emulerò lucia, la travagliata sposa figlia della mente di manzoni, che dà un addio a monti, acque, ville sparse e biancheggianti sul pendìo, case e chiese. ma non sarà una morte la mia. piuttosto una rinascita. un raggiungimento di un traguardo finora solo immaginato. un sogno realizzato. e nessuno morirà. neanche un poco. perchè tutti quelli che mi diranno e a cui dirò addio sapranno che sarò finalmente felice.

Esame di stato 2006...più o meno ho scritto tutto questo...

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